A cosa pensa un uomo appena si sveglia? Cosa gli recapita la connivenza d’inconscio e realtà? Qual è l’oggetto delle sue prime, confuse meditazioni mentre tenta di recuperare la potestà sul vero? Quali le immagini, i suoni, i bisbigli, i tumulti nella sua testa? Probabilmente riflette su di sé, o sulla donna che gli dorme accanto.
Forse pensa ai figli. Oppure ai genitori, all’amante, alla colazione, a un amico in difficoltà, alle scadenze fiscali, alla cena di gruppo del sabato successivo, al mal di schiena, alla politica, ai contrattempi professionali, alla macchina nuova in leasing che gli ha proposto il suo concessionario, a Dio, ai gol della sera prima, alla casa in campagna, alle vecchie ambizioni arenatesi chissà dove, alle caviglie di una collega, ai film di Christopher Nolan, alla mozione di coito avanzata dalla fugace libidine dell’erezione mattutina.
Davide no.
Davide pensa alla morte.
(Fabio Bacà, “Nova”, Adelphi, 2021)
Bacà è quasi un esordiente, ha pubblicato un altro romanzo con Adelphi, il che è tutto dire, visto che Adelphi preferisce le ri-scoperte alle scoperte. Tutto sommato, però, si può dire che l’autore di “Benevolenza cosmica” ha di nuovo colto nel segno, pur spiazzando lettori e forse critici. Il che dimostra che, pur avendo un certo sfondo in comune con il primo romanzo, il secondo ha contenuti e temi molto diversi. Meno caso e destino e più realismo e volontà, con una forte connotazione etica.
Il punto di contatto sta nell’incertezza, nel dubbio, che accomuna i due protagonisti: la crepa, l’incrinatura, ciò che rompe lo schema, qualunque esso sia, e lascia disorientati, anche di sè e delle proprie reazioni. Davide, neurochirurgo giovane ma assai stimato, in competizione con il padre più tradizionalista, ha una bella moglie, che sta per compiere quarant’anni e un figlio quattordicenne. La famiglia è importante, perchè è il luogo riparato e sicuro dove un po’ tutti i personaggi
(compresi i vicini rompiscatole) si rifugiano e si proteggono. Ma è anche il luogo delle tensioni, quelle che talvolta covano sotto la cenere e di colpo poi deflagrano. Davide scoprirà alcuni aspetti di sè, ma solo per il fatto di metterli in gioco, provocherà sconvolgimenti. Si potrà ricostituire l’ordine, magari ad un nuovo livello?
Qui entra in gioco l’etica, nell’ultima parte del romanzo, quando per Davide il tempo delle riflessioni e dei dubbi arriva al massimo, cioè coinvolge anche la sua professione e le scelte che deve fare, andando in conflitto d’interesse, tra paternità e medicina, affetti e deontologia. Con la possibilità, tra l’altro, che possa non esistere un bene da difendere o far progredire, ma solo un male da contenere o ridurre.
Se un buon romanzo può capitare a tutti (o quasi) di scriverlo, ripetersi è molto più difficile, ma Bacà c’è riuscito.
Gianluigi Coltri
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