Mi ha sempre fatto tenerezza pensare alle persone quando incontrano per la prima volta un’altra persona, quella per cui davvero troverà un senso l’espressione che erano a scomodare giusto per dare un tono a quello che gli succedeva, ma che all’improvviso gli va incontro lei, naturalmente: mi ha cambiato la vita. E perfino adesso, nel silenzio impossibile che arriva dalle strade, nude e mute e spaventate, un silenzio che stanotte nemmeno il telefono bucherà per avvertirmi che è arrivato un messaggio e poi un altro e un altro, eccola che sale. La nostalgia. Perché nessuno ci avvisa mai qualche ora prima: stai per incontrare l’uomo, stai per incontrare la donna che ti cambierà la vita. Allora andiamo verso la giornata nervosi come al solito, oppure come al solito scoglionati, vestiti come al solito, distratti da un pensiero con cui ci pare che non riusciremo a fare pace mai. Un pensiero che invece di colpo molliamo per sempre, perché ecco lui, ecco lei.
Quando ho incontrato Nicola, riuscivo a pensare solo che Frida, a poco più di due anni, cominciava a inciampare nei piccoli discorsi che imbastiva.
Ma-ma-ma-mamma pappa.
Vo-vo-voio ciuccio.
Ciu-ciu-ciuccio mamma.
(Chiara Gamberale, “Grembo paterno”, Feltrinelli, 2021)
Vi dico subito come va a finire il nuovo romanzo di Chiara Gamberale: con la parola “adolescenza”. Scherzi a parte, proprio adolescenza è con buona approssimazione la parola più ricorrente, o il concetto prevalente, o l’età più rappresentata, nelle sue varie gradazioni di chiaroscuro. Anzi, vi è anche un neologismo: “Adelescenza”, che è il titolo del programma dapprima condotto e poi curato come autrice da Adele, la protagonista del libro.
La potrei definire come “lungamente adolescente” o “diversamente adulta”, questa Adele logorroica (per sua stessa ammissione: lo è diventata dopo la prima mestruazione) e incasinata. Soprattutto incasinata: non bastasse l’impalpabilità delle relazioni maschili, si sogna di fare una figlia con l’inseminazione artificiale. Ma non è lesbica, apprezza l’altro sesso, ma non ha costruito relazioni affettive: anche adesso che è madre di Frida, il suo mondo è sostanzialmente autoreferenziale. Finché non incontra Nicola, casualmente (ma il caso non esiste) pediatra della piccola….
Per molte pagine, mi sono chiesto perchè proprio il “grembo paterno” fosse titolo e tema del libro, ma tutto progressivamente si chiarisce, fino alle pagine finali. In realtà, Adele ha un problema (uno, si fa per dire) con la figura paterna, buona parte delle sue difficoltà relazionali ha una radice famigliare (ma, mi viene da dire, non è sempre da lì, dalla famiglia, che parte tutto, nel bene e/o nel male?).
Gira e rigira, però, la sensazione che mi ha accompagnato durante (e dopo) la lettura di “Grembo paterno” è che Gamberale, pur avendo una sua originalità di stile e di linguaggio, continua un po’ a scrivere sempre lo stesso libro: c’è una donna incasinata, con relazioni fragili e precarie, che deve affrontare un cambiamento, per scelta o per necessità. E le trame sono molto autocentriche: pur parlando molto di amore, il termine di riferimento è l’”io”, non il “noi”. L’adolescenza prolungata di Adele (ormai sopra la quarantina) è forse uno specchio del tempo che viviamo, ma riflette drammi borghesi o piccolo-borghesi, molto privati, molto (tristemente) soilitari, perchè la povertà non sta più nelle tasche ma nei cuori.
Appuntamento tra dieci anni, quando Frida sarà adolescente: allora ci sarà da ridere (si far per dire).
Gianluigi Coltri
Play | Cover | Release Label |
Track Title Track Authors |
---|