“ Non ascoltiamo più, oggi noi sentiamo, oggi noi non ascoltiamo la radio, sentiamo la radio, tanto è una marmellata di suono con le stesse frequenze compresse, dei dj ignoranti che dicono delle stupidaggini. Noi non ascoltiamo più, non siamo abituati ad ascoltare ciò che non conosciamo, ci hanno tolto la curiosità di ascoltare ciò che non conosciamo, “. Questo è l’ incipit, sicuramente ad effetto del docufilm “ I VINILICI “, presente nella piattaforma Amazon prime, dove il “ rosso volante “, analizza, in maniera cruda, la situazione, non solo italiana, di come viene ascoltata la musica al giorno d’ oggi. Non mi soffermo sul cor del documentario, che analizza in maniera lucida e puntuale le differenze tra l’ analogico ed il digitale, e che ne consiglio la visione, ma sui cambiamenti intervenuti questi ultimi anni. L ‘avvento di spotify e degli mp3 ha cambiato radicalmente le abitudini dei giovani e non solo, e se da una parte ha permesso di poter fruire della musica pressochè gratis, dall’ altra parte ha aperto una serie di problematiche di difficile soluzione. Una di queste è il ricorrere a playlist preconfezionate, che vanno si incontro ai gusti degli utenti, ma che sicuramente non aiutano un ascolto attivo, ed impedisce di fatto l’ emergere di nuovi talenti, di nuove tracce, se non quelle e quelli decise a preordinatamente. Potrebbe essere la morte della pluralità e dell’ originalità. Anche l’ offerta delle radio, web o fm, non si sottrae a questa logica, anzi sono le stesse ad attingere alle playlist per riempire i palinsesti. Rimane quello che, antipaticamente, viene definito “ di nicchia “, ma che alla verifica, anche questo si dimostra poco innovativo, e spesso figlio di vecchi ricordi e tradizioni superate. Allora che fare: il rifiuto del nuovo è un errore aprioristico, ma forse il segreto sta nell’ ascoltare, ascoltare, ascoltare, di tutto e di tutto, ma forse questo non riguarda solo la musica, ma la nostra vita, la vita di ognuno.
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