Ricorre quest’anno il centenario della nascita dello sceneggiatore, regista, drammaturgo, scrittore, Pierpaolo Pasolini, intellettuale che ha segnato profondamente il suo tempo, ma anche la nostra contemporaneità. Personaggio scomodo, a volte provocatorio, ma attento narratore della società , con particolare attenzione agli emarginati, agli ultimi. E’ difficile dire quale sia stata l’arte con la quale si sia espresso in maniera più compiuta, credo che proprio la sua completezza sia stata la caratteristica che lo ha reso più grande.
Anche la musica è rientrata nelle sue attenzioni, inizialmente cultore della classica, in particolare Bach e Beethoven, ben presto la sua attenzione si sposta verso la canzone popolare, in particolare verso quella che definisce “canzonetta”, che diventa “colta” perché attraverso di essa, si coglie una dimensione autentica e vera, che si contraddistingue dal “fascismo comunista”, che tutto omologa, che tutto distrugge nella sua spirale consumistica.
In particolare lo rendono curioso, la relazione tra la “canzonetta”, la musica d’ autore, indaga sulla nascita del “pop”, e coglie in questi ambiti, quella contraddizione, quella dimensione ideale, la voce di un proletariato ancora ingenuo.
Pasolini scrive quattro canzoni per l’amica Laura Betti, in dialetto romanesco: “Valzer della toppa”, “Macri Teresa detto Pazzia” ,”Cocco di mamma”, e “Cristo al Mandrione”, musicate da Piero Umiliani e Piero Piccioni, strettamente correlate alla sua ricerca sul dialetto della capitale.
Nei suoi film, le colonne sonare viene curata attentamente, in particolare in “Uccelacci e Ucellini” sceglie Ennio Morricone, e fa cantare una strofa nei titoli nei coda a Domenico Modugno.
Come tutti i grandi personaggi, non solo italiani, anche se considerati in vita, ci si rende conto della loro grandezza dopo la morte, forse perché in questa società, che Pier Paolo sembra essere stato un autentico profeta, prevedendone tutte le contraddizioni, manca il suo genio, la sua capacità intellettuale, la sua curiosità che riusciva a trasformare in arte.
RCB
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