Doveva essere il titolo ufficiale, perché è questo che tutti noi siamo per la società: siamo solo numeri, solo mattoni nel muro! Compie quarantadue anni The Wall: l’album che rappresenta l’eterno e costante paradosso: più invecchia e più è attuale! Ideato dal compositore, perché chiamarlo bassista è troppo riduttivo, Roger Waters, In the flesh (in carne ed ossa). Il concept inventato da Waters è arte allo stato puro ed ascoltare l’album è solo l’inizio. L’opera si presta anche come film: un viaggio tra ricordi ed emozioni intriso di malinconia e nostalgia del protagonista: Pink, il tutto condito dalle canzoni del disco che fanno da cornice per il progetto più ambizioso ma meglio riuscito del genio inglese. Il 30 novembre del 1979 sancisce anche lo scisma dei leggendari Pink Floyd: Roger si stacca dai compagni principalmente per le divergenze con Gilmour; e ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che la band non vuole continuare sulla linea impostata dal bassman: la critica e le meritate offese alla società non sono più temi graditi. In più c’è poco impegno e scarsa partecipazione, soprattutto da parte di Wright, che con problemi nel rapporto di coppia non porta materiale e idee; compare infatti solamente come turnista. Tutto ciò non piace per niente a Waters che si eclissa, ma continua a produrre musica e viaggiare per i tour. Più cresco e più ascolto The Wall, diventando più sensibile e più maturo capisco alla perfezione la necessità di Roger Waters di non appartenere a tutto quello che la società impone e/o vuole imporre. Ammiro quell’uomo perché ha trovato il suo modo di esternare il proprio odio e la tecnica perfetta per sensibilizzare il pubblico e le generazioni che verranno su quanto il mondo sia corrotto e manipolato! Grazie Roger
Captain Trip
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