“Stavolta ci ha fatto correre un serio pericolo, Roxane: la Brigade, i suoi colleghi, me…” L’auto civetta della polizia aveva percorso l’avenue de la Grande-Armée per immettersi in place de
l’Étoile. Il comandante Sorbier apriva bocca per la prima volta da quando avevano lasciato Nanterre. Dita aggrappate al volante, il poliziotto continuò con voce lugubre a elencare le sue recriminazioni.
“Nel presente contesto, se la stampa viene a sapere quel che lei ha combinato, rischia di saltare anche il commissario Charbonnel.”
Seduta al suo fianco, Roxane Montchrestien manteneva il silenzio, con lo sguardo rivolto verso il vetro striato di gocce. Sotto un cielo basso e grigio, Parigi aveva un aspetto sinistro, un’altra giornata senza
luce come tutte quelle che si erano succedute dall’inizio del mese. L’umidità aveva saturato l’intero abitacolo. Il poliziotto si chinò per orientare il getto dell’aria calda verso il parabrezza e strinse gli
occhi. La massa greve e spettrale dell’Arco di Trionfo si delineava a stento dietro la cortina di pioggia.Lo squallore dello scenario gli fece pensare al sabato segnato dalla grande manifestazione di protesta,
quando la frangia più violenta aveva saccheggiato il centro di Parigi. Lo spettacolo della rivolta aveva fatto il giro del mondo, fissando in immagini l’atmosfera malsana che avvelenava il paese. Dopodiché
le cose non erano certo migliorate.
“Insomma, lei è finita nella merda,” concluse Sorbier, tornando indietro per imboccare l’avenue Marceau.
(Guillaume Musso, “La sconosciuta della Senna”, La nave di Teseo, 2021)
Comincia così, con una fotonica lavata di capo a Roxane il nuovo thriller di Guillaume Musso. Non ho così grande dimestichezza con la bibliografia dello scrittore francese da poter dire che la poliziotta
aspramente rimproverata lo debba ad caso precedente, cioè un altro libro. Non ha importanza: “La sconosciuta della Senna” funziona benissimo da solo (che è, in fin dei conti, ciò che si augura il lettore,
che diversamente deve collezionare libri – non amo molto la serialità, come già più volte ribadito).
In compenso, Musso sviluppa una trama intricata ed un po’ surreale (ci sta: chiediamo anche questo ai polizieschi, d’inventarsi una sezione della Suretè simile agli X Files dell’FBI di lontana memoria). Del
resto, la donna della Senna è sicuramente morta un po’ di tempo fa, ed ora è altrettanto sicuramente viva (come abbiamo imparato tutti da CSI, il Dna non mente). Come se non bastasse, abbiamo anche
uno scrittore di successo ma riservatissimo, un poliziotto in fin di vita (ma per cause naturali), una stagista che sembra una fotomodella, ma soprattutto una serie di colleghi poliziotti con cui Roxane è
sempre in bilico tra litigio e competizione (con scarso rispetto delle gerarchie, en passant).
Non importa se non avete capito niente, non si può mai rivelare troppo di un thriller, è meglio invece lasciarsi andare al gusto della narrazione, al fluire dei passaggi, godendo dei colpi di scena (ce ne sono,
a ripetizione), sopportando o simpatizzando per Roxane. Sullo sfondo, c’è una Parigi molto attuale, tra pandemia e gilet gialli, con le inquietudini della massa e quelle, non meno pericolose, dei poliziotti.
Gianluigi Coltri
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