Cari ragazzi, questo libro non è stato scritto per essere pubblicato, ma per lasciare alle mie bambine – qualora io fossi stata arrestata o deportata in Germania – una descrizione della vita che esse, troppo
piccole per ricordarla, hanno condiviso con noi, durante i diciotto mesi in cui lotta partigiana e guerra erano alle nostre porte. Dopo la liberazione, però, alcuni amici mi fecero osservare che questi appunti, scritti in inglese, avrebbero forse potuto servire a rendere più comprensibile all’estero ciò che era accaduto nell’Italia del 1943-44 e il modo di agire e di pensare degli italiani in una situazione che voi non avete conosciuto ma che, ve lo assicuro, era così confusa da tormentare molte coscienze con dolorosi conflitti tra ideali e lealtà contrastanti.
(Iris Origo, “Guerra in Val d’Orcia”, Passigli, 2021)
“Guerra in Val D’Orcia” è un diario, dunque di un racconto fatto in tempo reale, all’interno di un periodo storico particolare, quello della Resistenza.
Più in particolare, Iris Origo, di origine inglese, parte un po’ prima della caduta del fascismo (25 luglio 1943) e si ferma poco dopo la liberazione da parte delle truppe alleate della zona della Toscana dove vive con il marito Antonio (estate 1944). Il racconto è vivissimo, in tempo reale, con le notizie frammentate che circolavano, la confusione e il senso d’abbandono seguiti alla fuga del re e del governo, la strenua difesa di valori di convivenza e di solidarietà (in vista di un domani ben diverso dal presente). Ad un certo punto, è anche cronaca di guerra, perchè la tenuta in Val D’Orcia diviene anche linea del fronte, con reparti tedeschi che si fronteggiano con truppe marocchine e sudafricane. Ma non c’è solo da salvare la propria pelle o quella dei propri famigliari: ci sono 23 bambini sfollati nella villa, alcuni piccolissimi…
Questo, senza tanto girarci attorno, dovrebbe diventare un testo da far leggere (e anche studiare) a scuola, specie alle superiori. Serviverebbe a sgomberare la testa di bufale e idee assurde su fasciSmo e repubblica di Salò. Chiuderebbe la bocca ai revisionisti, darebbe da riflettere anche su falsi miti (compreso quello di una Resistenza tutta di eroi e patrioti).
Per fortuna abbiamo testimonianze come quella di Iris Origo: vorrei ricordare, con l’occasione, anche il diario che tenne Maria Carazzolo, studentessa di Lettere originaria di Montagnana, in provincia di Padova, diario che venne pubblicato da Cienne grazie all’insistenza di Ferdinando Camon, scrittore padovano e collega insegnante di Maria. Anche lì, nella storia al presente, troviamo vigliacchi ed eroi, speranze ed illusioni, soprattutto, come con Iris Origo, la gran voglia di vivere e di costruire un’Italia diversa, dopo il ventennio fascista.
Gianluigi Coltri
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