Sii dolce con me. Sii gentile.
È breve il tempo che resta. Poi
saremo scie luminosissime.
E quanta nostalgia avremo
dell’umano. Come ora ne
abbiamo dell’infinità.
Ma non avremo le mani. Non potremo
fare carezze con le mani.
E nemmeno guance da sfiorare
leggere.
Una nostalgia d’imperfetto
ci gonfierà i fotoni lucenti.
Sii dolce con me.
Maneggiami con cura.
Abbi la cautela dei cristalli
con me e anche con te.
Quello che siamo
è prezioso più dell’opera blindata nei sotterranei
e affettivo e fragile. La vita ha bisogno
di un corpo per essere e tu sii dolce
con ogni corpo. Tocca leggermente
leggermente poggia il tuo piede
e abbi cura
di ogni meccanismo di volo
di ogni guizzo e volteggio
e maturazione e radice
e scorrere d’acqua e scatto
e becchettio e schiudersi o
svanire di foglie
fino al fenomeno
della fioritura,
fino al pezzo di carne sulla tavola
che è corpo mangiabile
per il tuo mio ardore d’essere qui.
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci –
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni d’amore.
(“Sii dolce con me”, di Mariangela Gualtieri, da “Bestia di gioia”, Einaudi, 2010)
Sono stato ingaggiato da un’amica per trovare qualcosa da leggere al matrimonio della sorella (che non fossero i soliti Gibran, Neruda…) e le ho proposto una poesia Mariangela Gualtieri, una delle voci poetiche del Ventunesimo secolo (ha cominciato a pubblicare proprio a fine anni ‘90) ed autrice anche di testi teatrali.
Ma la poesia che le ho suggerito non è questa: troppo intima, vorrei dire, per poter essere letta da un estraneo, da una voce terza, ancorchè legata da parentela. Troppo sensuale, anche, perchè c’è nei versi un dialogo di corpi, di contatti, di distanze e di avvicinamenti. Bellissima. Anche per la scelta verbale, che è un marcatore ineccepibile.
Manca la parola “io” nella poesia, e non c’è neppure un solo verbo che abbia la prima persona singolare nel contesto. No: o è “tu” o è “noi”, è “tua/tuo” oppure “nostra/nostro”. L’amore è questo, nient’altro che questo, almeno come aspirazione, se non come realizzazione. L’io che si dimentica di sè, l’io che si fonde, si scioglie. Nell’abbraccio, come nelle parole.
P.s.: Jovanotti ha letto una poesia di Mariangela Gualtieri in una delle serate del Festival di Sanremo 2022, si trattava di “Bello mondo”, contenuta in un libro del 2015. Un bell’omaggio ad un’autrice che, come tanti, troppi poeti, meriterebbe di essere maggiormente conosciuta.
Gianluigi Coltri
Play | Cover | Release Label |
Track Title Track Authors |
---|