Questo mio libro è un piccolo saggio di filosofia della liberazione. L’espressione qui va intesa nel suo senso esistenziale, cioè come liberazione dalle trappole dell’esistenza. Dico liberazione, non
consolazione, perché non assegno a queste mie pagine l’obiettivo di rappresentare piccole gocce di miele consolatorio nel breve lasso di tempo prima che il fusto del cespuglio si spezzi e che il drago dalle fauci spalancate in fondo al pozzo ci divori. No, il mio obiettivo è molto più ambizioso, e consiste nella vera e propria sconfitta di quel drago in fondo al pozzo e di quella belva in superficie che ci vogliono divorare, e anche di quei due antipatici topi che stanno rosicchiando il cespuglio salvavita: perché tutti loro (il drago, la belva, i topi, e tutte le altre innumerevoli fiere che si possono concepire, come la lonza, il leone e la lupa incontrati da Dante nei pressi della selva oscura, o come lo scarafaggio in cui Kafka trasformò Gregor Samsa mentre dormiva nel letto di camera sua) esistono in realtà solo
dentro di noi. Sono i nostri pensieri sbagliati. Quelli che ci portano a considerare la vita come un viaggio destinato a finire in fondo a un pozzo senz’acqua nel deserto, e non per quello che veramente è.
(Vito Mancuso, “Non ti manchi mai la gioia – Breve itinerario di liberazione”, Garzanti, 2023)
La partenza di “Non ti manchi mai la gioia” assomiglia ad un altro saggio: “Nemici miei”, della psicoterapeuta Nicoletta Gosio. Premesse simili (l’Io al centro di tutto, il Dio Io, la malattia del narcisismo come tarlo degli uomini e delle donne del nostro tempo…), ma prospettive un po’ diverse.
Tre verbi indica Mancuso per spiegare come ci sentiamo (più o meno tutti): attrarre, dipendere, riempire. Dalla cupidigia al successo, dalla voracità al chiasso, dalle lusinghe alle rabbie, Mancuso percorre l’animo umano, per ripartire da lì, per una ri-costruzione del nostro essere (che poi uno chiamo spirito e un altro anima non ha importanza), per prendere consapevolezza di come siamo e per andare verso una gioia che non sia effimera, non sia legata ai piaceri momentanei, ma sia una gioia di vivere, di stare nella vita, di stare nel mondo senza restarne imprigionati. I tre verbi per uscire dalla nostra trappola allora sono dedicarsi, essere indipendenti, selezionare accuratamente.
Gli uomini e le donne del nostro tempo, affetti tutti da un enorme e traboccante narcisismo, devono uscire da sè, liberandosi dei pesi e dei fardelli che da soli su buttano sulle spalle. Devono: Narciso, nella mitologia greca, specchiandosi nell’acqua di un fiume si innamora di sè, ma nel tentativo di afferrare la propria immagine, cade ed affoga. Insomma, con il narcisismo non solo non si ha gioia ma addirittura non si vive, meglio l’alternativa.
Gianluigi Coltri
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