«Tu non dovevi nascere».
Questa frase Moma me la ripete da sedici anni. Moma è mia madre, la chiamo cosí fin da bambino. Qualche tempo dopo la prima gravidanza l’avevano operata all’utero e le avevano detto che poteva scordarsi di avere altri figli: per evitare che s’illudesse glielo scrissero anche sul foglio di dimissioni. Forse proprio per questo Moma mi ha sempre amato come una pazza, perché da desiderio senza speranza sono diventato carne e ossa.
Intesi, non che Moma non voglia bene a mia sorella. Angelica, poi, è impossibile non volerle bene: se con me non va d’accordo è solo perché pretende ogni minuto di dirmi cos’è giusto e cosa no. Pensa di poter disporre di me, ma io ormai so cucinare e lavarmi i vestiti . Non ho bisogno di nessuno.
(Marco Balzano, “Quando tornerò”, Einaudi, 2021)
Probabilmente più di qualcuno l’avrà già letto, ma questo “Quando tornerò” secondo me è forse il miglior romanzo italiano letto quest’anno. Dimostra anzitutto le ottime capacità di scrittura di Balzano (anche nelle psicologie femminili, che racconta in prima persona), nonchè una maturità ed una ricchezza di idee non comuni.
Qui si parla di badant, delle donne invisibili ma preziose che provengono molto spesso da paesi dell’Est Europa, dalla Moldavia all’Ucraina, dalla Romania alla Russia. Lasciano famiglia, affetti, sicurezze, ma con il loro sacrificio riescono a mantenere economicamente chi resta a casa, magari lo fanno anche studiare. Spesso sono donne separate o divorziate, con storie spiacevoli di violenze domestiche o, se va bene, di disoccupazione maschile, di alcolismo, di disinteresse. Qui da noi, poi, si adattano, trovando a volte famiglie e persone ospitali e comprensive, altre volte finiscono quasi in schiavitù, si arrangiano, vengono più o meno sfruttate, pagano insomma un prezzo molto alto in umiliazioni e disprezzo.
Il romanzo ha più piani narrativi: si comincia con Manuel (il figlio della protagonista), poi si passa a lei (Daniela), infine prende la parola la figlia (Angelica). Tre voci ma non un coro: ciascuno ha la sua parte di verità, di ragioni, di progetti, di illusioni.
Il titolo, poi, è già un racconto in sè. Con quel “Quando tornerò”, scritto proprio così, senza punto interrogativo, la protagonista Daniela o Moma che dir si voglia afferma una certezza, un obiettivo, una speranza convinta. Non si sa quando accadrà, quando le circostanze lo permetteranno, quando “le cose saranno a posto”, ma lei vuole tornare a casa sua, là è la sua meta, perchè là è il suo cuore.
Gianluigi Coltri
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