Dov’è andata a finire la vita?
Ogni giorno mi ritrovo a fare la stessa identica domanda allo specchio, e puntualmente la risposta mi sfugge. Vedo soltanto un estraneo che mi restituisce lo sguardo.
Allora mi trascino in cucina, dove mescolo il tè, faccio colazione con cucchiaiate di porridge d’avena e mormoro il mantra – non sarai mai più giovane come adesso –che però sento uscire forzato dalle labbra. Non posso ingannare il tempo, tanto meno me stesso. Sarò sempre vecchio come adesso, poi ancora più vecchio.
La vernice delle assi del pavimento si è consumata per lo strascichio dei miei piedi, doloranti per avere percorso milioni di chilometri; le tavole di legno sono curve come lo scafo di un galeone arenato, e anche il prato è sempre più incolto a mano a mano che i giorni scivolano via e le stagioni si accorciano. Qualche estate qui, qualche lungo buio inverno là; buona sorte, infamia, malattia, un po’ d’amore, un altro po’ di buona sorte, e all’improvviso ti ritrovi a guardare dalla parte sbagliata del cannocchiale.
In questi giorni mi fa male tutto, non solo i piedi.
(Benjamin Myers, “All’orizzonte”, Bollati Boringhieri, 2019)
Robert ha sedici anni, ha finito la scuola, parte da solo per una vacanza-viaggio che fa con bagaglio leggero, a piedi, mangiando e dormendo dove capita. Inimmaginabile, al giorno d’oggi, ma poteva succedere nell’Inghilterra di settant’anni fa, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Robert non sa che fare, con tutta probabilità andrà in miniera, come il padre, ad estrarre carbone. Ma il ragazzo incontra una donna, non giovane ma neppure troppo anziana, Dulcie, che è emancipata, ruvida e solitaria. Lentamente (in maniera tutt’altro che scontata), nasce un’amicizia, vera ed autentica. Per entrambi, sia per Robert che per Dulcie, l’amicizia sarà foriera di cambiamento, evoluzione, rinnovamento. Ma tutto questo arriverà lentamente, e non in maniera rettilinea: sono due generazioni, abbastanza lontane, che si confrontano. Per entrambi, quell’estate sarà indimenticabile, come ricorda Robert da vecchio, all’inizio ed alla fine del romanzo.
Mi è tornato in mente questo libro (un po’ lento all’inizio, ma che migliora via via che si svolge la trama) osservando l’ultima edizione del festival di Sanremo e soprattutto un lungo backstage, andato in onda dopo la manifestazione. C’è stato molto dialogo e/o confronto tra generazioni, con alcune situazioni paradossali: tra i più giovani si poteva inserire tranquillamente l’adrenalinico Gianni Morandi (77 anni) e tra i più vecchi la bella statuina Ana Mena (24 anni). Il primo parlava con tutti, scherzava con tutti, ascoltava e consigliava tutti, la seconda era quasi invisibile (dove stava? In camerino? In albergo? A chattare?).
Libro caldamente consigliato, per i molti temi che intreccia (non ultimo, quello della morte: quella dei soldati e dei civili nella guerra appena conclusa, quella dell’amica del cuore di Dulcie), giustamente premiato, specie in patria, dalle giurie di qualità del Times, dell’Observer e della BBC.
Gianluigi Coltri
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