“La bambina ha una malattia. Non curabile.”
La prima cosa che Raffaele pensò fu: ha voluto conficcare il pugno fino in fondo al nostro stomaco. E vedere se respiriamo ancora. Se riaffioriamo dalla profondità in cui ci ha scaraventati con questa rivelazione. Non si è limitata alla malattia, ha aggiunto: non curabile.
Adesso, brava gente, la volete ancora?
La prima cosa che Laura pensò fu: niente. A lei l’onda era arrivata in faccia, non sopra la cintura. L’aveva travolta. Schiuma bianca, luce bianca. Immobile, le mani sui braccioli della sedia, incapace di stringerli, svuotata. Tutta l’aspettativa e la gioia repressa implosero.
Poi, una sola parola sullo schermo della mente, come miliardi di persone prima e dopo di lei, una domanda senza risposta nella notte di ogni religione: Perché? Non riusciva neppure a completare il pensiero: Perché a noi? Di più: Perché proprio a noi?
(Gabriele Romagnoli, “Cosa diresti se”, Feltrinelli, 2021)
Romagnoli è un giornalista di lungo corso (è stato anche direttore di Rai Sport per qualche anno) ma ha al suo attivo anche opere di narrativa e addirittura sceneggiature. Di lui ricordo il libro “Solo bagaglio a mano” (2015), che a suo tempo regalai ad entrambe le mie figlie, con motivazioni diverse ma confluenti in un’unica domanda: cos’è veramente utile portare con sè (nei viaggi, nella vita, nell’aldilà…) e cosa invece potremmo tranquillamente tralasciare, risparmiandoci un po’ di peso.
In questo “Cosa diresti se”, Romagnoli crea una trama in cui si intrecciano le vite di persone che tra di loro non si conoscono e che si incontrano, magari solo per una breve corsa in taxi, tra caso e destino. Di capitolo in capitolo, entrano nuovi personaggi, si rivede qualcuno già passato ma in situazioni diverse, ciò che appare della vita di queste persone non sempre (o quasi mai) corrisponde alla loro verità. Anche chi sembra sereno e in pace con il mondo, può nascondere un terribile lato oscuro.
Romagnolo è bravo nel condurre con ritmo la vicenda, anzi le vicende: un’adozione problematica, un incidente stradale, un viaggio in taxi, un’indagine di routine, eccetera. Lo è di più nel raccogliere tutti i fili nell’ultimo capitolo, condotto sul filo della tensione, ad un funerale. Restano al lettore molte domande, alcune con risposte, altre che rinviano ad ulteriori domande, soprattutto sulla vita e sulla morte. Che tutto avvenga riuscendo anche ad emozionare, ci dice che questo è un libro non solo da leggere per svago e diletto ma anche da meditare.
Gianluigi Coltri
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