Il reverendo Daniel Clement, alumnus del King’s College e pastore della chiesa di St Mary a Champton, scrutava i suoi parrocchiani dall’alto del pulpito. Aveva scelto un brano dal libro dei Numeri, la vicenda degli israeliti che si rivoltano contro Mosè dopo avere scoperto di non essere stati condotti nella Terra Promessa ma in una landa rinsecchita. Una parabola significativa non solo per lui, ne era certo, ma per tutti e cinquantotto i suoi predecessori, poiché le greggi, da che mondo è mondo, hanno la malaugurata tendenza a rivoltarsi. Per evitare il linciaggio Mosè colpisce con il suo bastone una roccia dalla quale zampilla miracolosamente una piccola cascata, sufficiente a placare gli assetati e gli scalmanati. Una tattica ingegnosa che sarebbe risultata utile anche a Daniel.
– Come Mosè e i pellegrini d’Israele, – scandí con voce vibrante, – anche noi dobbiamo imparare a vivere nella speranza, a guardare al futuro e a trovare nel presente gli strumenti per rispondere alle
sfide di domani. Come Mosè che percuote la roccia di Meriba e ne fa scaturire un ruscello cristallino, anche noi faremo fluire le acque, o piú modestamente lo sciacquone. Miei cari fedeli, propongo di
installare un gabinetto!
Insieme all’eco dell’ultima parola, un brivido percorse la congregazione. Come se qualcuno avesse davvero fatto fluire qualcosa d’innominabile in mezzo a loro.
(Rev.Richard Coles, “Delitto all’ora del vespro”, Einaudi, 2023, trad. Letizia Sacchini)
Nella letteratura inglese, Chesterton ha anche il merito di aver inventato un detective molto particolare: padre Brown, il mite sacerdote capace di sbrogliare casi importanti, con tanto di umanissimo contorno di riflessione e di morale. Il nostro don Matteo non ci sarebbe, senza quel capostipite di cent’anni fa.
Ma manca il reverendo che scrive gialli dove il detective, suo malgrado, è anch’egli un reverendo. Un pastore, per l’esattezza, della chiesa anglicana. E proprio dai riti, dalle chiese e dalle comunità anglicane, il reverendo Coles prende spunto per il suo “Delitto all’ora del vespro”. Compresa la difficoltà, enorme, di fare qualche ammodernamento o cambiamento in realtà, specie quelle rurali, dove comanda il “si è sempre fatto così”. Compresa la realizzazione di un gabinetto, che per un gregge di fedeli dall’età che avanza non è poi una sciagura ma una necessità.
Il giallo che esce, classico nella sua indagine, nei personaggi di contorno, nell’atmosfera che fa molto “Signora in giallo” o Miss Marple, viaggia un po’ lento, per accelerare verso la fine, quando gli eventi incalzano. Molto ben riuscito, fa venire voglia di leggere ancora avventure per il reverendo Daniel Clement ma il suo omologo mi risulta già al lavoro per fornircene.
Gianluigi Coltri
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