Leggete Louis Bollioud-Mermet (Sulla bibliomania, 1761) e scoprirete che il bibliomane ha ottimi punteggi in tutti i peccati capitali. Non solo è un accidioso («si stabilisce in permanenza nei negozi dei librai, porta a spasso la sua noia da un negozio all’altro»), è anche un avaro che «non si stanca di accumulare tesori senza mai goderne», un superbo (le mensole affollate sono «archi di trionfo che il bibliomane ha innalzato alla propria ridicola vanità») e un goloso che «ha assaggiato ogni genere di dottrina» ma «si è nutrito male, in un modo piú adatto a esaurire le forze che ad aumentarle». Aggiungerei l’invidia per la libreria del vicino, che per definizione è sempre piú verde e piú ricca, e l’ira potenzialmente omicida verso chi tarda a restituirgli un libro prestato.
Sette su sette.
Ma per tutti e sette ci amministriamo da soli l’assoluzione: non per caso lo chiamano il vizio impunito. I libri sono una zona franca in cui abitudini e inclinazioni che in qualunque altro ambito ci apparirebbero come sintomi nevrotici, compulsioni incontrollabili, oscure parafilie, diventano per magia motivi di vanto, adorabili idiosincrasie, segni di devozione al piú puro degli amori – l’amore per la cultura. Pensate solo al famigerato odore della carta, in cui tanti nostalgici tuffano avidamente il naso per scongiurare l’impoverimento sensoriale della parola elettronica. Ebbene, rispondiamo con un sorriso d’intesa a chi confessa, nel mezzo di una cena, di venerare l’odore di certe vecchie edizioni; ma strabuzziamo gli occhi se la stessa persona, con altrettanta franchezza, ci dice di andar matto per l’odore della lingerie appena indossata.
(Guido Vitiello, “Il lettore sul lettino”, Einaudi, 2021)
Questo è il libro perfetto per gli amanti dei libri, specie se, come il sottoscritto, sono lettori ossessivi, possessivi, compulsivi, bulimici e onnivori. L’autore, Guido Vitiello, è giornalista ma anche docente (di cinema, peraltro, non di letteratura) e si è già occupato di perversioni culturali. Proprio per questo, avrebbe potuto andar giù più pesante, a partire dal sottotitolo: “Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri”. Fossero solo questi, tic manie e stravaganze, potremmo stare tranquilli, ma non è così. Tanto per cominciare, come riconosce Vitiello, il bibliomane riesce a sommare sette peccati capitali su sette. Se vi pare poco…
Con tono sempre un po’ serioso e un po’ scherzoso, Vitiello esplora paranoie, manie e perversioni del lettore, compreso il rapporto difficile con alcuni libri, quelli che avremmo dovuto leggere, dovremmo leggere ma finiremo per non leggere mai (forse). I classici, ad esempio. Oppure si aggira tra scaffali e ripiani per analizzare come si formano le biblioteche domestiche: a questo proposito, aspetto sempre uno studio sulle librerie che appaiono dietro intervistati televisivi (professori, avvocati, politici…). Già, perchè, non c’è niente da fare, anche in questo territorio ci sono quelli che sembrano e quelli che sono. Ma il vizio o la virtù del lettore richiede pratica, tempo, pazienza: i libri, è poco ma sicuro, non basta sfogliarli, bisogna leggerli. Sempre che si voglia, si cerchi, si creda nella cultura.
Molto ricco il percorso del libro: non tralascia uno spazio classico come la lettura seduti sulla tazza del water, discetta del sesso dei libri (altro che quello degli angeli!), comprende gli utilizzi anomali dei volumi (fermaporta, per fermare la zoppia di un tavolino), arriva perfino ai fenomeni paranormali in libreria (volumi che si spostano, che si cercano, che si scostano). Il tutto sempre con il confronto (ed il confronto) di illustri predecessori).
Questo di Vitiello non è il primo nè sarà l’ultimo degli autori che trattano di lettura: esplorando la ricca bibliografia finale, ho colto alcuni spunti per prossime letture sulla lettura…
Ad ogni modo, sia che leggiate analogico sia che leggiate digitale, l’importante è leggere: qualcosa, alla fine, resta. Sempre.
Gianluigi Coltri
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