Guarda lì. È più bello l’ospedale del paese in cui viviamo.
Dal finestrino, di ritorno dal pronto soccorso, Zoe guardava scorrere le case smorte, con la porta che dava direttamente sullo stradone. Che poi, stradone. Una striscia di asfalto priva di senso, ma piena di buche. Quel posto non sembrava nemmeno costruito, era più come se un fiume non avesse trovato il mare in fondo e si fosse pietrificato per la delusione, lasciandosi crescere accanto delle casette.
Zoe si guardò intorno. Accanto a lei, Achille giocava col cellulare.
Davanti, ancora pallido, papà era al posto del passeggero, tenendosi con la destra alla maniglia in alto. Mamma guidava, calma, come sempre. La radio si era connessa al cellulare di babbo e mandava una canzone che Zoe non conosceva, e che gli altri non ascoltavano.
Cellulare, navigatore, bluetooth. Questa automobile è l’unica cosa su questa strada che appartenga al terzo millennio.
La ragazzina tornò a guardare fuori. E dentro le casette, cioè i pensionati. La parte dominante del paese. Non ha tutti i torti, qui a Collerotondo l’età media è intorno ai settant’anni. Tutti vecchi, e tutti brutti. (Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone, “Chiusi fuori”, Mondadori, 2022) Questo libro, scritto a quattro mani dal simpatico Malvaldi insieme con sua moglie Samantha, potrebbe inquadrare un genere letterario: il “giallo per famiglie”. Non mi ritengo così competente da poter affermare con certezza che è il capostipite, ma certamente non ne devono esistere molti (gialli per bambini, per adolescenti… questi sì). È protagonista una famiglia classica: papà Alberto, mamma Patrizia, figlia maggiore Zoe, figlio minore Achille. La protagonista, o almeno il personaggio che prevale un po’ sugli altri, è Zoe, ragazzina che sta arrivando alla preadolescenza, non è ancora nella fase “rompi” ma ci si sta preparando. La vicenda nasce da una cena che i quattro non riescono a fare nel ristorante stellato, orgoglio di Collerotondo, e che non faranno più perchè il titolare viene ammazzato. Figurarsi un fatto del genere che succede in paese dove tutti sanno tutto di tutti e per questo si fanno i fatti degli altri! Ma forse quel ristorante è la copertura di qualcosa di più importante… Non è un libro scritto benissimo, sembra un’operazione simpatica ma un po’ frettolosa. Qualche lettore l’ha anche giudicato povero di trama o con poca suspense, ma queste sono letture da adulti. Mi sarebbe piaciuto averlo quando la mia primogenita era nell’età di Zoe e, anno più anno meno, la sorella era in quella di Achille. Sarebbe stato divertente leggerlo, magari a voce alta, fermarsi a commentarlo, riprenderlo, fino alla conclusione, criticarlo, con tanto di voto dei lettori-ascoltatori-giurati. Vi assicuro, per averlo fatto con testi più poveri o scialbi, che sono momenti di famiglia che poi diventano, a loro volta, narrazioni, aneddoti, ricordi. Di quelli belli.
Gianluigi Coltri
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