La barca procedeva senza fatica, governarla con il remo era più che altro una questione di ritmo e controllo. Dentro, spinta, rapida torsione, e fuori: pala al cielo e ritorno lento, senza fretta, allo scopo
di prolungare il piacere, prima di una nuova immersione. Una sorta di rituale pagano di cui, in quel momento, Alessandro Nicoli era il sacerdote consapevole.
Non aveva dimenticato le lezioni di voga alla veneta impartitegli da uno zio gondoliere quando aveva solo sette anni. Sebbene poi la vita lo avesse portato altrove – fIn dentro la redazione di un giornale
–, non rinunciava mai a un giro tra le isole di Venezia. Quando poteva, si faceva prestare da un amico un piccolo sàndolo a remi, e così ritrovava la sua dimensione veneziana più vera, immerso nella
natura, che solo senza l’uso del motore si poteva veramente apprezzare.
La giornata era meravigliosa, la laguna un inno alla bellezza; l’acqua, finalmente depurata dalle torbidezze invernali, di un colore indistinto, tra il verde e il celeste; le isole a nord – il Lazzaretto
Nuovo, Sant’Erasmo, le Vignole, e più oltre la Certosa, Burano, Mazzorbo – facevano da perfetto contraltare all’azzurro del cielo, che mostrava qualche nuvola alta sopra l’orizzonte, dove la linea delle
montagne sfumava lontana.
(Alberto Toso Fei, “Il piede destro di Byron”, Marsilio, 2023)
Giallo, ma con sfumature fantastiche (nel senso del genere fantastico). Venezia e i misteri vanno sempre a braccetto,non c’è da stupirsi che periodicamente autori anche notissimi si siano divertiti a sfruttare le atmosfere incantate ed incantevoli della città lagunare (en passant ricordo “Assassinio a Venezia” della maestra indiscussa Agatha Christie). Ci prova anche AlbertoToso Fei, che comunque di Venezia, anzi di Murano è storico abitante: la sua famiglia vi risiede dal 1351 e fa parte dell’onorata stirpe dei vetrai.
Il curioso titolo del romanzo tira in ballo uno dei più noti turisti letterari della storia lagunare: lord Byron, che vi soggiornò, insieme con l’amico Shelley (due grandi poeti in un colpo solo), trovandola più aperta ed ospitale della natia Inghilterra (dove aveva anche qualche problema di famiglia). Ma il vero protagonista è il giornalista in pensione Alessandro Nicoli (con l’accento sulla seconda sillaba, come il plurale di Nicola), un po’ pasticcione, specie sui sentimenti (la storica morosa ne avrebbe da dire al riguardo), alle prese con il ritrovamento di un teschio senza cadavere e poi di un cadavere tutto intero…
Il bello del libro, forse la qualità migliore rispetto anche alla trama, è non solo di sfruttare il fantastico, specie attraverso i sogni, ma di ingaggiare come sfondi dei vari passaggi della trama alcuni luoghi veneziani meno praticati e conosciuti , compresa l’isola diSan Giorgio, ma in particolare certe isole della laguna con resti di chiese o conventi, lazzareti e fabbricati, ed altre vive come San Lazzaro degli Armeni con il convento dei padri Mechitaristi e la sua ricchissima biblioteca.
Non contento, Nicoli fa pure una capatina a Roma, dove, di fantastico, tra Trastevere e certe zone dell’epoca barocca, c’è una degna concorrenza (ve lo ricordate lo sceneggiato televisivo “Il segno del comando?”, se non l’avete visto, andatelo a vedere – e anche là c’è Byron, mi pare di ricordare…)
Quasi una guida, con tanto di fantasmi.
Gianluigi Coltri
Play | Cover | Release Label |
Track Title Track Authors |
---|