C’è solo una cosa peggiore della noia: la paura della noia. Ed questa paura che provo tutte le volte che apro un romanzo. Non so che farmene della vita dell’eroe, non vi aderisco, non ci credo in alcun modo. Il genere, dilapidata la sua sostanza, non ha pi un oggetto. Il personaggio sta morendo, e così l’intreccio. Non quindi senza significato che i soli romanzi degni d’interesse siano precisamente quelli in cui, una volta abolito l’universo, non accade nulla. L’autore stesso ne sembra assente.
(E. M. Cioran, “La tentazione di esistere”, Adelphi, 2019)
Circa 2 chilogrammi di peso corrispondenti a 1.984 pagine: la consistenza non del libro di oggi ma di “Uomini e donne” di Joseph McElroy, forse un unicum nel suo genere. Pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri, ha un prezzo al pubblico di 39 euro. Il che significa, come minimo, che se ti succede come a Cioran di temere di annoiarsi con il romanzo e dopo poche pagine lo abbandoni, ti mangi le mani per un pezzo. Con 39 euro, presso qualche remainder, ti fai uno scaffale di libri. Con “Uomini e donne” uno ce ne sta, di libri, sullo scaffale.
Questo non significa che il ponderoso lavoro di McElroy sia una ciofeca colossale (tutt’altro: visto che uscito nel 1987 negli USA, ha gi superato le tagliole della critica), ma a evidenziare che la volumetria della narrativa sta crescendo a livelli catastali (sia in senso urbanistico che letterale: la catasta per definizione voluminosa). Amo da sempre il racconto: Borges, l’autore che prediligo e che pratico da quasi 50 anni) non ha mai scritto romanzi, ma le sue prose pur essendo sottili sono di una densit impressionante. “Tlon, Uqbar, Orbis Tertius” una sottiletta di 14 pagine ma rappresenta una cosmogonia, praticamente un universo. Anche il professor Eco, maestro di pensiero, in letteratura eccedeva: le quasi 600 pagine de “Il pendolo di Foucalt” sono per le prime 500 di una noia quasi letale.
Ma Eco in compenso era fulmineo e graffiante delle sue “Bustine di Minerva”, paginette che scriveva settimanalmente per “L’Espresso”.
Perfidamente, ho accompagnato questa riflessione con un aforisma di Cioran. Il grande filosofo rumeno (ma trapiantato in Francia), maestro di aforismi, ce l’aveva con il romanzo, di cui si augurava la morte. Riconosceva per il suo ruolo nella cultura occidentale, “civilt del romanzo” la definisce ne “La tentazione di esistere”. Ma metteva a confronto la civiltà antica, e l il romanzo non c’era. C’era, in compenso, il teatro.
Cioran, cinico e disincantato, stemperava fortunatamente il suo pessimismo con l’ironia. Tra parentesi:ha sempre resistito alla tentazione di fare il romanziere.
P.s.: che faccio con “Uomini e donne”? Lo prendo o non lo prendo? Mah…
Gianluigi Coltri
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