Murena: «Bastano cinque minuti. Entriamo nell’ufficio postale, prendiamo le pensioni e usciamo. Domande?»
Sorcanera: «No. I vecchi me stanno pure sul cazzo.»
Mozzicone, l’aria professionale: «Cercate di essere puntuali. Io non vi aspetto.»
Una batteria di rapinatori all’antica. Uno che decide, uno che spara – se serve, ma non deve servire –, uno che guida.
Quello che decide: Mario Sebastiani detto Murena. Da dieci anni, come copertura, gestisce un ristorante di pesce a Fiumicino. La prima volta che lo arrestarono, con un morso staccò il dito mignolo a un agente. Soprannome inevitabile.
Quello che spara: Sergio Fantasia detto Sorcanera. Un debole per le prostitute di colore e le pistole Glock. Basso e tarchiato come un frigorifero, capelli a spazzola brizzolati, racconta di essere stato l’ultimo pupillo di Enrico De Pedis, il boss che con la Banda della Magliana si prese Roma. Ma bisogna credergli sulla parola.
Quello che guida: Danko Singer detto Mozzicone. Un serbo che ha combattuto con i reparti speciali di Arkan, del quale fu, per un breve periodo, l’autista. Fumatore compulsivo, attualmente portiere di notte in un hotel dietro la stazione Termini. Però, ogni tanto, arrotonda.
(Fabrizio Roncone, “Non farmi male”, Marsilio, 2021)
Roncone non è un giallista di professione, anche se ogni tanto si lascia prendere la mano e un noir lo butta fuori (il più conosciuto, “Peccati immortali”, scritto Aldo Cazzullo). É invece un giornalista, commentatore del Corriere della Sera, specializzato nella politica nostrana. É giornalista anche il protagonista di “Non farmi male”, tale Pancaldi, che però ha deciso di cambiare professione e vita, aprendo una vineria in centro a Roma, forse per un attacco di cinquantennite.
Cambiamento di vita, ma con qualche vecchio vizio: quello di indagare, come capita ai cronisti di razza, che devono scavare, scavare, scavare. Certo è che dietro la scomparsa di una ragazza bella e ingenua, si scatena un finimondo, uscendo di tutto, compreso il trio di malavitosi che apre il romanzo.
“Non farmi male” ha raccolto critiche un po’ così, ma temo che qualcuna sia un po’ prevenuta, proprio per la visibilità mediatica che ha Roncone. Ma la folla di personaggi del generone romano, certe figure ambigue di politici, giornalisti (niente solidarietà di casta!), imprenditori dal soldo facile e dalla cocaina ancor più facile, con contorno di belle ragazze ingenue, beh tutta questa umanità decadente e sfinita nun passa mai de moda.
Temo, leggendo le cronache, che sia proprio così. Ma perchè Pancaldi ha mollato il giornalismo? Non è che sotto sotto anche Roncone un pensiero…
Gianluigi Coltri
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