Buoni vicini
Edna Mae Wittkop aveva vissuto tutti i settant’anni della sua vita nella parte settentrionale della fredda penisola del Michigan, e quindi aveva imparato ad apprezzare i buoni vicini. Quel mattino presto uno di essi,Harry Timmons, aveva liberato dalla neve il suo viale d’accesso, mentre lei
gli cuoceva nel forno uno sformato di zucca. Lo sformato era ancora caldo, quando decise di portarglielo.
Si mise un paio di pesanti stivali e indossò un giaccone imbottito, sollevando il cappuccio per coprirsi la testa. Si sistemò gli occhiali sul naso e infilò le mani nelle manopole, prese lo sformato e uscì con andatura goffa dalla porta della cucina. Percorse con cautela il viale appena spalato e attraversò la via. Respirando affannosamente, suonò il campanello di Harry.
«Be’, non posso certo lasciare lo sformato qui fuori», disse ad alta voce.
Le manopole la impacciavano, ma riuscì a girare il pomello e ad aprire la porta. «Yoo hoo! Harry! Sei in casa?», chiamò, ansimando per lo sforzo.
Entrò, e si fermò raggelata.
Un uomo era inginocchiato accanto al corpo immobile di Harry.
Sollevò lo sguardo, la fissò per alcuni secondi, poi fuggì dalla porta della cucina.
Quando finalmente arrivarono sul posto l’ambulanza e lo sceriffo, Edna Mae disse tutto ciò che sapeva.
«Harry Timmons è stato aggredito», spiegò con voce tremante.
Lo sceriffo insistette per avere altri dettagli, ma lei non riuscì a fornirgli una buona descrizione dell’aggressore. Perché no?
(M. Diane Vogt, “Crimini e misteri da risolvere mentre fai la cacca”, Newton Compton, 2022, trad. Mariagrazia Oddera)
Antonio d’Orrico, ne “La Lettura” di qualche mese fa, ha proposto proprio questo caso, sintetizzando la storia, ammettendo alla fine di non essere riuscito a risolverlo. Io sì, invece, ma probabilmente sono stato aiutato da un problema che mi accomuna alla signora Edna Mae Wittkop (non vi dirò qual è). In compenso, la maggior parte degli altri casi presentati da M. Diane Vogt si sono rivelati degli autentici rompicapo.
La trovata dell’autrice (ex avvocato, con diverse vicissitudini personali alle spalle) in fondo è geniale e semplice: fornisce al lettore tutti gli elementi di un caso (un omicidio, una rapina finita male, un suicidio che potrebbe essere un omicidio, eccetera) ed invita a misurarsi con lo sceriffo o il detective incaricato dell’indagine. Non occorrono particolari competenze (in qualche caso, sì, ma non siamo a livello di perversioni scietifiche da RIS o CSI), occorrono soprattutto ragionamento e logica, con un po’ di spirito di osservazione.
Il tiitolo originale non è così trash come quello proposto dall’edizione italiana: si parla semplicemente di crimini e misteri da risolvere in bagno. Che poi si stia sfruttando quel particolare ambiente della casa per liberare l’intestino oltre alla mente, beh, questa è un’altra faccenda. Probabilmente, la trovata del titolo ha incuriosito più di un lettore, facendo finire la raccolta di 65 casi (completi di soluzione) piuttosto in alto nelle classifiche di vendita. Aiuta infine la durata dei casi, a volte una paginetta, a volte qualcuna di più: in questa maniera, anche gli intestini pigri hanno il tempo di elaborare la loro funzione, mentre il cervello(che si auspica sia meno pigro di loro) tenta di risolvere il rompicapo.
Gianluigi Coltri
p.s.: va bene, non insistete, ecco la soluzione del caso:
Edna Mae riuscì a vedere a malapena il corpo di Harry e la sagoma di un uomo vicino a lui, ma niente di più. I suoi occhiali erano appannati a causa del freddo esterno. Il respiro affannoso e il vapore dello sformato caldo contribuivano ad aumentare l’annebbiamento. Non solo non era in grado di
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