Non riesce a guardarsi le mani. Terrà gli occhi fissi davanti a sé, tornerà in classe camminando con la schiena dritta, le braccia lungo i fianchi. È stato bravo a non toccare niente, a non sporcarsi inavvertitamente le dita e a mantenere una certa distanza. Batteri, germi, malattie. Il sapore dell’erba sulla lingua gli ricorda il motivo per cui era andato in bagno. Ha lasciato cadere la canna nel lavandino, non si è nemmeno preoccupato di farla sparire. Tornerà in classe e qualcuno gli dirà cosa deve fare. Magari Alessandra lo ammirerà per il suo coraggio, per essere riuscito a mantenere la calma. La vita per come la conosceva gli sembra molto lontana. Così come la sua casa, il suo computer. Il gattino randagio appena adottato. I suoi libri. Come ha fatto a non gridare?
Bussa con il gomito.
«Prego, Ferzetti , si accomodi» dice la voce della professoressa.
Ferzetti entra quasi in punta di piedi e si guarda intorno: osserva Flavia, Sofia, Marco, Daniele, Tarek, Bolivia, Alessandra e tutti gli altri.
«Ferzetti carissimo», la professoressa è ironica, sta inserendo la firma sul registro elettronico. «Che piacere rivederla. È tornato in patria dopo an…»
La professoressa alza gli occhi su di lui e non ce la fa a pronunciare l’ultima sillaba: è più bianco del giorno in cui lei stessa perse i sensi, il viso è di un colore grigiastro su cui spicca una piccola catena montuosa di brufoli rossi, molto rossi.
«Ti senti bene, Francesco?» Passa dal lei al tu, e Ferzetti è l’unico al quale si rivolge dandogli del lei.
(Gaja Cenciarelli, “A scuola non si muore”, Marsilio, 2024)
Perché Ferzetti è così pallido e strano? Perché ha appena scoperto il cadavere del vicepreside Colagrossi, in un’aula vicina a quella dov’è la sua classe. Cadavere perché è stato ucciso e, guarda un po’, una delle persone che poteva avere un movente è proprio lei, la prof. Magnani. Che le ha un po’ tutte: è ipocondriaca, troppo amica dei ragazzi, competente ma comprensiva, con enormi problemi di autostima però. Colagrossi l’aveva attaccata di brutto, in collegio docenti. La prof. Magnani una sua idea ce l’ha, ed ha pure la pretesa di comunicarla ai carabinieri incaricati delle indagini, che finiscono però per sospettarla più ancora di quanto già non facessero…
Come tutti i gialli che si rispettino, anche questo “A scuola non si muore” ha la sua bella impalcatura di sostegno, con sospettati e sospettabili, con docenti antipatici e ragazzi indisciplinati, non c’è il maggiordomo da incolpare ma magari un bidello…
Libro divertente, anche per la fauna scolastica che lo popola e la capacità di Cenciarelli di rendere con immediatezza amicizie e antipatie, caratteri in formazione e paure adolescenziali. Ma, da addetta ai lavori, visto che l’insegnante lei lo fa per davvero, l’ambito scolastico lo rappresenta alla perfezione.
Forma e contenuto perfetti per farne una fiction televisiva.
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