Jake Pritchard era morto.
Il suo corpo, ancora caldo, giaceva sul pavimento, tra la cucina a vista e il soggiorno, con un’aureola di sangue denso intorno al cranio fracassato. Ancora caldo, ma decisamente morto.
Ryan Pearce si inginocchiò nel liquido melmoso che fuoriusciva dalle ferite di Jake, stringendo il cellulare nella mano destra. Con la sinistra teneva un pesante oggetto di vetro imbrattato di sangue. Ryan era lì, pallido e tremante, quando i paramedici irruppero dalla porta d’ingresso. I soccorritori capirono subito che per l’uomo riverso sul pavimento, con gli occhi vitrei e la testa spaccata, non c’era più niente da fare. Così si rivolsero a Ryan.
Era ferito? gli chiesero. Cos’era successo? Quando era arrivato?
Cos’aveva visto, cos’aveva sentito? C’era qualcun altro in casa? Ryan scuoteva la testa, ma non disse niente. Sembrava incapace di parlare, incapace di dare un senso a ciò che gli stava succedendo.
I paramedici furono gentili con lui. Con grande cautela, uno di loro lo aiutò ad alzarsi e gli tolse l’oggetto di vetro dalla mano per riporlo in un sacchetto di plastica. Il paramedico notò che recava un’incisione sulla base: JAKE PRITCHARD, MIGLIOR SCENEGGIATORE EMERGENTE, 2012.
«È lui?» chiese l’uomo a Ryan. «È Jake Pritchard?» Ryan annuì.
«Può dirci qualcosa sul suo conto? Lo conosce bene?»
Alla fine, Ryan parlò. «Non volevo fargli del male» farfugliò, battendo i denti. «Non avrei mai potuto. È il mio migliore amico. È mio fratello.»
(Paula Hawkins, “A occhi chiusi”, Piemme, 2023, trad. Rachele Salerno)
In verità, Ryan e Jake non sono fratelli, ma sono amicissimi. Sono diversi: Jake sceneggiatore di scarso successo, sposato con Edie e, alla prima riga, morto, e Ryan operatore finanziario di buon livello, non sposato e non accompagnato, e, alla prima pagina, sulla scena del delitto con l’arma in mano. Tutto troppo semplice? Certo che sì: è una vecchia trovata dei polizieschi di buttar lì, all’inizio, il presunto colpevole. Essendo alla prima pagina, si può facilmente ipotizzare che il resto del testo girerà attorno a questo. E Paula Hawkins fa così.
La cosa interessante, però, già al capitolo successivo, è l’intreccio dei rapporti tra Jake, sua moglie Edie e Ryan. Che ci faceva Edie nella casa di Ryan, mentre il marito moriva a qualche chilometro di distanza? Come mai non era a casa sua, visto che Jake è (era) il suo grande amore? Ma tra Ryan e Edie non sembra esserci niente: non dormono neppure insieme… Del resto, tutti e tre sono amicissimi, si conoscono da molto tempo, dagli anni delle scuole superiori. Il triangolo, no, non l’avevo considerato.
Paula Hawkins è l’autrice del best seller “La ragazza del treno”, purtroppo le prove successive, compreso il presente “A occhi chiusi”, non sono all’altezza del primo. L’impegno c’è, la mano pure, manca un po’ di originalità. A meno che non si intenda con questa la peculiarità per la Hawkins personaggi femminili sempre un po’ (tanto) problematici, disturbati, fragili, eccetera. “A occhi chiusi” non fa eccezione.
Gianluigi Coltri
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