Su Vitebsk è un dipinto particolarmente suggestivo che mi piace ricordare ogni anno nel periodo natalizio. Conservato a Toronto presso la Art Gallery of Ontario, è un olio su tela in cui Marc Chagall, con colori decisi e tratto infantile, rimanda all’atmosfera fiabesca del suo piccolo villaggio di origine, che vediamo innevato e carico di quel misticismo tipico delle favole tradizionali russe e del simbolismo ebraico. Il tema del volo è ricorrente nelle opere di Chagall. In questo caso ritroviamo l’ebreo errante, figura che incarna la condizione di esule intellettuale tipica dell’ebreo del tempo, col fardello di cultura e conoscenza, che si stacca dagli affetti e dalle origini per partire alla ricerca di un paese ospitale. Il viandante è probabilmente anche un riferimento al profeta Elia, figura chiave del sentimento religioso ebraico e dei racconti Talmudici, che avverte la presenza di Dio “nel sussurro di una brezza leggera”. Paesaggi innevati come questo rievocano perfettamente lo spirito natalizio. Il Natale è da sempre fonte di ispirazione per i poeti: da D’Annunzio, a Ungaretti, a Rodari e tanti altri. Il Natale è anche la festa della famiglia, in cui si celebrano gli affetti e l’amore. Non sempre però i nostri affetti ci sono vicini. Ecco allora che, con la sua bellezza disarmante, l’arte accarezza le ferite e mitiga la tristezza. Nulla toglie al dolore delle assenze, ma avvolge e conforta con i suoi significati profondi che vanno sempre “oltre” e introduce ad interpretazioni più ampie che sanno riportare un po’ di luce laddove si scorge molto buio.
Angela Mariotto
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