It ain’t too much! Non è troppo, recitava il re del pop in questa traccia pubblicata nell’album dangerous del 1991. Una sera, navigando tra i canali della tv ricchi di programmi dall’alto potenziale di rimbecillimento, scorgo per puro caso un documentario che narra le peripezie di Jackson, uno dei miei artisti preferiti, nonché tra i primi che ho imparato ad amare. Grazie a lui mi sono avvicinato al rock e alla sua storia, devo molto a Michael. Rimango incantato dinnanzi a una canzone in particolare: Jam! Non avevo mai approfondito l’ascolto, anche a causa della mia inesperienza. Alla base un ritmo di batteria avvolgente performato dallo storico drummer di Michael: Jonathan Moffett.
Questo groove incalzante profuma di America e di Funky Style. La particolarità che mi ha stupito di più è però la somiglianza con il rap storico di pionieri come Tupac e N.W.A. Jam fa viaggiare la mente fino ad oggi, dove il rap dilaga ed è tra i generi preferiti della nuova generazione. Ma questo è il rap primordiale! mette le basi per quello che verrà, per quello che la missione dei grandi avi di questo genere è: un metodo di denuncia, di critica contro la schiavitù, la violenza, la denigrazione e tutto quello che ha sopportato il popolo nero durante la sua storia. Nonostante Michael non fosse un rapper, lo si può considerare in questa canzone, ci è arrivato fondendo i suoi stili e le sue origini. Non è troppo per me, non era troppo per l’epoca. Aiutatemi a non dimenticare! Invito all’ascolto soprattutto i giovani che non conoscono la nascita e l’evoluzione del rap.
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