Stanotte vorrei parlare con l’angelo
che forse riconosce gli occhi miei.
Se lui brusco chiedesse: vedi l’Eden?
E io dire dovrei: sì, vedo fiamme
Le labbra voglio all’angelo innalzare
dure, come spoglio da passione.
E se lui poi parlasse: vita ne senti?
E io dire dovrei: la vita rode.
Se in me trovasse lui di quella gioia,
he eterna rende lo spirito suo,
se la sua mano cogliere poi voglia,
e io dire dovrei: la gioia erra.
(“Nächtens will ich mit dem Engel reden”, di Rainer Maria Rilke, da “Gesammelte Gedichte von Rainer Maria Rilke”, Musaicumbooks, 2017 e “Stanotte vorrei parlare con l’angelo”, Wim Wenders, Ubulibri,1989)
Tranquilli: non mi sono messo a tradurre dal tedesco, l’ha già fatto qualcun altro, in italiano, basta riuscire a trovare “Stanotte vorrei parlare con l’angelo – Scritti 1968-1988” di Wim Wenders, Ubulibri. Dirò di più: questa lirica è molto famosa, viene citata spesso sul web (ho provato in inglese, tedesco ed italiano). Dunque, è piuttosto conosciuta, abbastanza da meritare di essere inserita in un’antologia di 750 pagine (Rainer Maria RIlke, “Poesie 1907- 1926”, Einaudi, 2020)? No. Infatti non c’è. Non ho idea sulla base di quale considerazione sia stata esclusa.
Per includerla, basterebbe il legame con Wenders: è lo stesso regista tedesco a riconoscere la possibile ispirazione proveniente da questi versi di Rilke (che mette in apertura di un suo scritto) per la sceneggiatura de “Il cielo sopra Berlino”, il suo capolavoro. Attenzione: nel film non compaiono questi versi, nè compare alcunchè di Rilke (che pure spesso ha l’angelo come interlocutore-oppositore nelle sue liriche). I versi che si ascoltano (all’inizio del film, negli ultimi istanti di vita di un motociclista) sono di Peter Handke.
Nel film, succede proprio che ci sia un personaggio che prova a parlare con gli angeli, l’unico che ci va veramente vicino (li sente, ma non li vede) ed è Peter Falk, il tenente Colombo. É un angelo, invece, che vuole parlare con noi, soffrire ed amare con noi, vivere come viviamo noi, ed è quello interpretato dall’indimenticabile Bruno Ganz.
Comunque, la poesia fa parte del corpus di Rilke: se cito qualcuno, ho l’abitudine di verificare le fonti. L’acquisto di un’antologia tedesca in formato digitale mi ha confortato: la poesia è stata scritta il 25 settembre 1914 (quel “vedo fiamme” è riferito alla prima guerra mondiale, scoppiata da qualche mese). A distanza di un secolo, il grande lirico resta una fonte di ispirazione, di stimolo e di suggestione per molti giovani: un vero maestro. Che anche un sessantenne come me riscopre molto volentieri.
Gianluigi Coltri
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