All’età di quindici anni mi venne l’itterizia. Mi ammalai durante l’autunno e potei considerarmi guarito
solo quando era già iniziata la primavera. Piú l’anno vecchio si faceva freddo e scuro, piú io
m’indebolivo. Solo con l’arrivo dell’anno nuovo la situazione cominciò a migliorare. A gennaio fece
caldo e mia madre spostò il mio letto in direzione del balcone. Vedevo il cielo, il sole, le nuvole e
sentivo i bambini che giocavano in cortile. In un tardo pomeriggio di febbraio udii un merlo cantare.
(Bernhard Schlink, “Il lettore”, Neri Pozza Editore, 2018)
Il quindicenne Michael Berg, convalescente da una brutta malattia, conosce una donna più grande di lui, la trentenne Hanna Schmitz. Situazione potenzialmente esplosiva, infatti dalla conoscenza si passa all’amicizia e da questa all’intimità. Ma per il giovane Michael la matura Hanna, per quanto sessualmente esuberante, per quanto gli chieda di leggergli ad alta voce i suoi romanzi preferiti, resta un mistero. Che cosa fa, oltre a lavorare per l’azienda di trasporto passeggeri della città?
Poi, di colpo, Hanna sparisce nel nulla. Per Michael si apre un periodo pieno di sensi di colpa, forse c’è una parte di sua responsabilità nella sparizione della donna. Forse è anche un bene: Michael alla fine deve rassegnarsi, deve studiare, deve costruire la sua vita, deve fare la sua strada nel mondo. Finchè, in un’aula di tribunale, il giovane universitario rivede la donna che tanto aveva contato nella sua adolescenza: è imputata in un processo per crimini legati al nazismo…
Storia torbida, ambientata negli anni cinquanta del secolo scorso, quando certe ferite erano ancora aperte, ma che l’autore, Bernhard Schlinck non fa niente per attenuarne l’impatto. Anzi, entra nel vivo della grande problematica di fondo del nazismo: fin dove arriva la necessità di obbedire agli ordini e dove inizia la responsabilità individuale?
Storia ambigua (anche Michael non è un santo, come si comprende fin dall’inizio), narrata in maniera esemplare, merito anche di una traduzione all’altezza (citiamo la traduttrice dal tedesco: Chiara Ujka), “Il lettore” è un falso “cold case”, perché attualissimo nei presupposti e nelle conclusioni.
E, per chi, nonostante la mia recensione, non vuole leggere il libro, c’è anche il film (pluripremiato) da vedere: “The reader – A voce alta”, con Kate Winslet, Ralph Fiennes e Bruno Ganz, regia di Stephen Daldry.
Gianluigi Coltri
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