La piscina di Bègues risale agli anni Venti o Trenta. Era dal liceo che non andavo in piscina. Cuffia obbligatoria, pare. Mi ero portato dietro la cuffia da bagno della spa di Ouigor, mai buttata. Prima di passare sotto la doccia un tizio mi fa, guardi che non può entrare in piscina così.
«Perché?».
«Il suo costume è di stoffa».
«E allora?».
«Deve essere di lycra».
«Ho fatto il bagno dappertutto con questo costume, nessuno mi ha mai detto niente».
«Qui deve essere di lycra».
«Come faccio?».
Mi dice di andare dal tizio delle cabine. Spiego il problema al tizio delle cabine. Mi sembra un po’ ritardato, come quelli che a volte dirigono il traffico davanti alle scuole. Dice, vado a vedere cos’ho. Mi porta un costume nero e marrone. Taglia cinquantasei, da Depardieu. Dico, mi andrà grande. Ne ho un altro più piccolo. Me ne porge uno verde. Noleggio, due euro. Dico, questo dovrebbe andare, pensando a com’ero trent’anni fa. Mando avanti Luc. Nella cabina mi metto nudo, comincio a infilarmi il costume e poi mi dico, cazzo, capace che questo costume non sia mai stato lavato. Decido di farmi scomparire l’uccello. Tendo la pelle per ridurre l’esposizione del glande e arrotolo il tutto a spirale. In pratica ne faccio un clitoride. Poi mi tiro su lo slip che è una specie di guaina e lo sistemo incastrando bene le parti fra le gambe. All’improvviso sopra il costume compare una gorgiera bianchiccia e molle. Sono io. Mi deborda la pancia. Da domani basta pane. Ed eventualmente basta vino.
(Yasmina Reza, “Serge”, Adelphi, 2022)
Protagonista del nuovo romanzo di Yasmina Reza è Serge, che non è la voce narrante: chi racconta è invece suo fratello, Jean, quello “di mezzo”, perchè poi c’è anche Nana, la sorella, la più piccola dei tre. Ma è tutta la famiglia Popper ad essere coinvolta, a vario titolo, in questo romanzo che sembra disarticolato, scoordinato, perso nelle divagazioni. Chi divaga, chi ingombra, chi dà fastidio perfino è proprio Serge, invece, un vero cialtrone e un mezzo fallito (le due cose, spesso, vanno insieme – nella vita, non solo nella letteratura). Sono i fratelli Popper, hanno origini ebraiche, ma sembra che l’attaccamento alle radici non sia poi così saldo. In più, ci sono i caratteri, molto diversi tra loro: Jean è quello che cerca di mediare o di comprendere, ma si trova Serge da una parte e dall’altra Nana, decisamente pignola e con forti tendenze moralistiche.
Con qualche difficoltà, decidono di compiere una visita ad Auschwitz, che ha un valore simbolico ma per Serge, Jean e Nana invece molto di più. Ma invece di un pellegrinaggio, questo viaggio diventa una specie di resa dei conti, in mezzo a “gente in tenuta semibalneare, canottiere, sneakers colorate, pantaloncini, tutine, abitini a fiori”. Ma c’è tanta gente anche attorno ai tre fratelli, e a Serge in particolare: ex mogli, amanti ed ex amanti, nipoti, figli, tutta un’umanità aggrovigliata in rapporti sempre in precario equilibrio ma piena di grovigli nell’anima.
Yasmina Reza è bravissima nel mettere in scena miserie e meschinità, alla faccia delle buone intenzioni e della difesa dei valori e delle memorie. Ma l’autrice non è giudice dei suoi personaggi, tutt’altro, empatizza con loro, quasi li difende. In fondo, siamo tutti un po’ così, piccoli e fragili, mentre vorremmo, come Serge essre importanti o considerati.
Non il miglior romanzo di Yasmina Reza, ma comunque di ottimo livello, grazie ad una scrittura vivace e rifinita. Forse un tantino troppo. Ma qui è tutto un po’ “troppo”, come il turismo da olocausto.
Gianluigi Coltri
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