Questa non è un’introduzione.
Questo è un elenco di parolacce.
È un glossario della neolingua di quest’epoca, quest’epoca in cui l’importante è appartenere a una categoria (representation matters, identity politics), l’importante è avere dei punti deboli (trigger warning), l’importante è offendersi e chiedere la testa (cancel culture) di chi ha osato violare la nostra zona senza traumi (safe space), l’importante è avere un repertorio (un armamentario sarebbe definizione più precisa) di fragilità che ci renda speciali ma uguali (me too), l’importante è far capire con ogni parola che noi siamo nel Club dei giusti, siamo dalla parte dei buoni (virtue signaling). Avrete notato che le parolacce sono tutte in inglese. La neolingua è nata lì, negli Stati Uniti della Suscettibilità, che in passato hanno esportato alcune mode per le quali esser loro molto grati (il rock, le bibite gassate, i cappellini da baseball così comodi quando non hai voglia di lavarti i capelli); di recente, hanno deciso di concentrarsi su una nuova ondata di – a seconda di quale Arthur preferiate, Koestler o Miller – stalinismo o maccartismo. Passerà, forse, ma nel frattempo è il tempo che abitiamo.
(Guia Soncini, “L’era della suscettibilità”, Marsilio, 2021)
Ecco un libro che potrebbe avere come sottotitolo: il meglio del peggio. Guia Soncini, giornalista e scrittrice, passeggiando nei social compie un itinerario sui peggiori effetti che la falicità di accesso e di commento consente oggi, così che chiunque può s-parlare di chiunque. Insomma, è un libro isterico, dove per un nonnulla scatta l’indignazione, dove le fake news sono più vere delle vere (aveva ragione Andreotti: una smentita è una falsa notizia data due volte).
Nelle grosse organizzazioni si parla di “netiquette”, e si prova anche ad usarla: non dico che sia un galateo di internet, ma almeno qualche regola di buon comportamento, specie quando si rappresenta un’azienda, ci vuole, eccome. Il problema è quella stragrande platea (stavo per dire maggioranza, ma non è così) che non è interessata alla netiquette, non legge libri come quello della Soncini, si è scoperta fatta di leoni da tastiera e si nasconde dietro qualche nickname o avatar.
Dicevo che non possiamo parlare di maggioranza, e lo penso per davvero (e pure la Soncini, anche se non tantissimo, ne è convinta): siamo in presenza di minoranze volgari, presuntuose, chiassose, pronte ad indignarsi per tutto, cavalcando l’evento del momento. Ecco il problema: quando dura l’indignazione? Quando dura il chiasso o il polverone alzato per un’espressione infelice, un gesto sbagliato? A volte, spesso, dura proprio pochissimo. Pronti a zompare, peraltro, sulla prossima indignazione.
Il problema del libro di Guia Soncini, come di altri sullo stesso tema, che elenca fatti e situazioni, ma non propone soluzioni o limitazioni. L’unica, forse, resta sempre la stessa: alla larga dai social, dalle facili condivisioni, dai commenti prefabbricati, dalle notizie non verificate che rimbalzano impazzite. Qualcuno ha scritto che tra dieci anni Facebook non ci sarà più: appuntamento per allora?
Gianluigi Coltri
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