Salieri: Perchè sei tanto fosco oggi?
Mozart: Io? Ma no!
Salieri: Certo hai qualcosa, Mozart, che ti turba? Il pranzo è buono, il vino senza pari, e tu taci accigliato.
Mozart: Lo confesso, il mio Requiem mi dà pensiero.
Salieri: Ah, dunque stai componendo un Requiem? E da molto?
Mozart: Tre settimane. Ma uno strano caso… Non te l’ho già detto?
Salieri: No.
Mozart: Allora ascolta. Tre settimane addietro, tornai tardi a casa. Mi fu detto che qualcuno era stato a cercarmi. Non so come, tutta notte pensai: chi sarà stato? E da me che voleva? L’indomani rivenne, quello, nè mi trovò ancora. Il terzo giorno, poi, giocavo in terra col mio monello. Mi sentii chiamare; uscii di fuori. Un uomo tutto in nero m’inchinò civilmente, mi commise un Requiem e scomparve. Mi sedetti a scrivere sull’atto – e da quel giorno non è più ritornato, l’uomo nero; e ne sono anche lieto: mi dovrebbe dal mio lavoro separarmi, essendo, pure, finito il Requiem. Ma intanto io…
Salieri: Che?
Mozart: Giorno e notte non mi dà pace il mio uomo nero. Per tutto mi perseguita come ombra. Guarda, in questo stesso istante mi sembra sieda, terzo, qui tra noi.
(da “Mozart e Salieri” di Aleksandr Puskin, in “Teatro e favole”, Adelphi, 2005)
Nella vasta produzione di Aleksandr Puskin, compiuta peraltro nell’arco di pochi anni, compaiono anche i “piccoli drammi”, tali solo per le dimensioni contenuti dei testi (si tratta più che altro di atti unici) non certo per la densità degli argomenti trattati o delle tematiche presenti. Leggendario (anche se fu un flop il suo debutto, ma non per colpa di Puskin) è il “Mozart e Salieri”, sfruttato anche dal cinema (vd. “Amadeus” di Forman, con due attori in stato di grazia: Tom Hulce e Murray Abraham). Leggendaria (nel senso di inventata) è però anche la rivalità tra Salieri, musicista di corte a Vienna, e Mozart, che divenne famosissimo da morto, ma finchè era in vita non era proprio così celebre. Il momento cruciale di questa rivalità, per Puskin, è la commissione del “Requiem”: l’uomo nero, Salieri travestito, affida l’incarico a un Mozart dalla salute malridotta e gravato di necessità economiche, con tanto di avvelenamento. Temi come la rivalità (il doppio), il fantastico psicologico (quel “terzo” che sembra stare seduto tra i due compositori), l’aspirazione alla gloria, l’invidia per il genio (a Mozart la musica sembra zampillare naturalmente dalla mente): Puskin concentra tutto in poche pagine, geniale anch’egli nel trovare lo spunto da una diceria per trasformarla in mito. Peccato per il veronese (anzi: legnaghese) Antonio Salieri, che pure ebbe vasta fama nel suo tempo e che fu maestro (beffa del destino?) di uno dei figli di Mozart, Franz.
Gianluigi Coltri
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