Lei non sa
d’essere bella
pensa che il suo corpo di negra
non sia splendido.
Se potesse ballare
nuda soƩo le palme
e scorgersi nel fiume
capirebbe.
Ma non crescono palme
nelle vie della città
e sciacquare piatti non riflette
alcuna immagine.
(“Lei non sa d’essere bella” – orig. “No images” – di Waring Cuney, in “Lunario dei giorni d’amore”, acura di Guido Davico Bonino, Einaudi, 1998)
Ci sono cantanti o musicisti che passano alla storia per un’unica canzone o una sola composizione, ci sono anche attori che passano alla storia per un personaggio o una battuta (“Frau Blucher!” – nitrito di cavalli – è Cloris Leachman in “Frankenstein Junior”). Anche per i poeti può succedere di venire ricordati per un’unica poesia (tra l’altro, tradotta in italiano con un titolo che non rispetta l’originale e con il cognome dell’autore storpiato…). E’ il caso di un poeta afroamericano che, come altri esponenti di colore della letteratura americana, ebbe il suo momento di gloria tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso: Cuney fu uno degli autori del cosiddetto “Rinascimento di Harlem”. Ma le mode (anche quelle culturali) passano, le poesie invece restano.
Il ritratto in tre strofe è quello di una donna di colore, una figura anonima, che nessuno nota e noterebbe, se non ci fosse l’occhio del poeta, che, in un certo senso, la spoglia della divisa e del ruolo, per immaginarla libera e affascinante nella terra da cui è stata sradicata. E’ una persona qualunque, un’insignificante lavapiatti, ma potrebbe stare anche in un quadro di Edward Hopper. Potremmo anche sostituire “negra” con qualche altro aggettivo, che discrimini per provenienza anzichè per razza, oppure che evidenzi una disabilità. Ma potremmo anche toglierlo del tutto: la poesia non perderebbe la forza del suo messaggio.
É il ritratto di qualcuno che sta in fondo alla scala sociale, è di una degli ultimi che parla. E se anche “sciacquare piatti non riflette / alcuna immagine”, sono le parole di un poeta attento e sensibile che la scolpiscono per sempre, che rendono questa donna bellissima e immortale. Come una dea.
Giusto per stare in tema di donne e di femminicidi, e dell’abuso della parola amore, il cui primo requisito è il rispetto dell’altro, prima ancora del sentimento. E senza rispetto, non c’è amore.
Gianluigi Coltri
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