La Città d’Acqua è senza età. Venezia e le isole che ha intorno danno l’impressione di essere fuori dal tempo. E forse lo sono.
Venata di canali, la città è costruita su pali di legno nella laguna, e la sua immagine e molta della sua squisita architettura sono rimaste immutate per centinaia di anni. Oggi le barche vanno a motore, ma il tempo sembra scorrere a una velocità diversa dal resto del mondo.
Uno degli splendidi tesori di Venezia è da secoli il vetro di Murano, l’isola dirimpetto. Il vetro è una sostanza assai peculiare, la sabbia con cui è prodotto si fa magicamente traslucida e addirittura trasparente quando viene fusa. Ci si domanda perfino se sia una sostanza solida o liquida. I professori di scienze insegnavano, erroneamente, che anche molto tempo dopo che si è raffreddato il vetro continua a scorrere a passo di lumaca, e citavano come esempio i vetri delle finestre antiche che a volte risultano più spessi in fondo che in cima. Il vetro non cola con impercettibile lentezza, addensandosi verso il fondo dei pannelli; lo spessore deriva, in realtà, dal modo in cui venivano fabbricati. Ma il mito persiste, forse perché ci piace credere che il vetro, come l’isola dove si produce, segua leggi naturali tutte sue, abbia un suo ritmo, come Venezia e Murano.
Anche chi crea ha spesso un rapporto ambiguo col tempo: pittori, scrittori, maglieristi, tessitori e, sì, vetrai entrano a volte in uno stato mentale che gli psicologi chiamano esperienza ottimale, durante il quale ne perdono la cognizione.
Capita anche ai lettori.
(Tracy Chevalier, “La maestra del vetro”, Neri Pozza Editore, 2024, trad. Massimo Ortelio).
Diciamo sempre che Venezia è una città senza tempo? Tracy Chevalier invece dilata il tempo, lo allunga a dismisura, attorno al personaggio della protagonista della storia. Che si chiama Orsola Rosso, è figlia di Lorenzo, maestro vetraio. L’ambiente è quello che precede la scoperta dell’America, 1486 e dintorni. Già a quel tempo i muranesi erano grandi artisti nella lavorazione del vetro, al punto da costituire una corporazione forte, temuta e rispettata. Ma se a Murano si lavorava il vetro, era proibito invece farlo a Venezia. La tutela dei segreti dell’arte vetraria faceva sì che nessuno potesse abbandonare il mestiere, nè lavorante nè tantomeno maestro, senza rischiare anche la vita. Gli emissari della Serenissima, pur di tutelare le produzioni, erano pronti a tutto, anche a torturare e ad uccidere.
Orsola, che ama il vetro ma vuole anche lei diventare maestra vetraria, ha l’esempio di Maria Boniver (che è realmente esistita) e vuole affermarsi con le sue lavorazioni, che non sono quelle di famiglia, calici, specchi e vasi, ma perle e piccole decorazioni. Una donna che lavora il vetro? È uno scandalo, ma ad un certo punto saranno proprio i piccoli capolavori di Orsola a salvare il bilancio della famiglia.
Il romanzo si gioca sul tempo. Infatti dal 1486 si arriva ai giorni nostri, post covid per intenderci, cioè all’attualità. Tracy Chevalier gioca una carta un po’ rischiosa, per i suoi personaggi, che sono tanti (dai famigliari di Orsola al suo grande amore, dal mercante tedesco al gondoliere di origine africana). La storia rimbalza nel corso dei secoli, tocca l’epidemia della peste come quella del covid 19, la fine della Serenissima per opera di Napoleone e le vicende della prima guerra mondiale. Meccanismo un po’ strano che però Tracy Chevalier usa benissimo, e riesce a mantenere l’interesse del lettore per le non poche 400 pagine del romanzo, che scorre in una lettura piacevole, ricca di anche di sfumature psicologiche.
Sarà anche mestiere, quello di Tracy Chevalier, autrice di quel best seller mondiale che è stato “La ragazza con l’orecchino di perla”, ma è l’ottimo artigianato che duella con le velleità artistiche. E, come per i maestri vetrai, anche l’ottimo artigianato riesce a fare la sua bella figura, laddove le velleità artistiche, per esempio, producono bellissime coppe che però, come le usi per bene, ti sbrodoli addosso.
Play | Cover | Release Label |
Track Title Track Authors |
---|